Le stelle di Eci

da | 27/05/2025 | Divulgazione | 0 commenti

Non ci occupiamo solo di ristorazione, ma abbiamo anche dei laboratori.

Oggi ho il piacere di avere con me il giovane attore Antonino e l’insegnante Sara che ci racconteranno qualcosa sul nostro laboratorio di teatro.

 

Come si chiama il vostro gruppo di teatro? C’è un significato dietro al nome?

Sara: Il nostro gruppo di teatro si chiama le Stelle di Eci. Il nome deriva dal fatto che inizialmente era composto da dieci persone. “Eci” corrisponde anche alle iniziali delle parole Energia, Creatività e Immaginazione.

 

Da chi è composto il gruppo?

Sara:Il gruppo è composto dal musicista Diego, dall’insegnante Sara, dalle conduttrici Claudia, Annalisa e Sara, e dagli attori Antonino, Laura, Edoardo, Linda, Elisa, Fabiola, Stefano e Alessia.

 

Dove e ogni quanto si tengono le lezioni?

Antonino: Le lezioni, o meglio gli addestramenti, si tengono presso il laboratorio in via Carlo Bossi 28, zona San Donato, ogni lunedì dalle 17:00 alle 19:00.

 

Come si svolgono le lezioni?

Antonino: Si inizia con una parte di attivazione dove balliamo, facciamo esercizi col corpo e di camminata nello spazio e, a seconda del giorno, possiamo fare cose diverse, come quella volta in cui abbiamo colorato delle lenzuola. Ma gran parte del tempo è dedicata alla messa in scena di storie ed esperienze che ci sono capitate nel week-end.

 

Che tipo di spettacoli fate?

Antonino: Non facciamo veri e propri spettacoli, ma delle performance di playback theatre, un tipo di teatro poco conosciuto ma che lascia un impatto molto forte, basato sull’improvvisazione. Di solito iniziamo con una parte preparata da noi, e in seguito lasciamo la parola alle persone del pubblico, che ci raccontano le loro storie. Noi le mettiamo in scena utilizzando le varie figure del playback theatre, come le sculture fluide, i corridoi e le vignette. È un dono reciproco.

 

Qual è stato finora il momento più gratificante?

Sara: Ci vediamo da un anno e mezzo e abbiamo fatto tre performance, una in via Bossi, una a Pinerolo al teatro sociale e una al teatro Agnelli di Torino. Sono state tutte e tre molto gratificanti, ma forse al teatro Agnelli è stato tutto più potente perché era un teatro vero e proprio. La gratificazione però io la sento ogni lunedì quando ci riuniamo e doniamo ognuno la propria storia alla compagnia per poterci addestrare, e quando sento la forte connessione che ci unisce.

Antonino: Il momento più gratificante è stato partecipare al mio primo spettacolo poche settimane dopo essermi iscritto al laboratorio. È stato molto soddisfacente ed emozionante. Ho apprezzato scoprire quanto ci divertiamo e quanto siamo uniti come gruppo, e credo che mettere in scena le storie del pubblico mi abbia insegnato ad apprezzare di più la vita quotidiana.

 

Secondo voi quali potenzialità ci possono essere nel fare attività creative con persone neurodivergenti?

Sara: Il playback theatre è un teatro che parla di emozioni. Bisogna essere veloci e immediati nel capire quello che si deve portare sul palco. I nostri ragazzi in questo sono meravigliosi: riescono ad arrivare a una profondità e a una spontaneità che altre persone raggiungono dopo anni e anni di addestramento. Riescono a fidarsi e ad affidarsi e a portare loro stessi sul palco.

Antonino: Innanzitutto c’è la possibilità di esprimersi liberamente. Facendo questo tipo di teatro, in particolare, le persone neurodivergenti che hanno un po’ più di difficoltà a parlare in pubblico riescono a gestire meglio situazioni di vita quotidiana, con più naturalezza.

 

Ultima domanda: ci potete dare tre buoni motivi per iscriversi a questo laboratorio?

Antonino: Primo, dà l’opportunità di sperimentare a livello creativo e di lasciarsi andare, cosa che fa stare molto meglio dopo una giornata stressante. Secondo, imparare il playback theatre è davvero piacevole. Terzo, ma non meno importante, siamo un gruppo molto unito: ridiamo, scherziamo, recitiamo e ci siamo sempre l’uno per l’altro, nelle gioie e nelle difficoltà.

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